Aveva tre, forse quattro anni.
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Niccolò Ammaniti – Il momento è delicato – Einaudi
Nonna Flaminia a ottantasei anni teneva ancora botta.
Niccolò Ammaniti – Io e te – Einaudi
– Caffè? Una cameriera mi scruta da sopra la montatura degli occhiali. In mano ha un thermos argentato. Le porgo la tazza. – Grazie. Me la riempie fino al bordo. – E’ venuto per la fiera? Faccio segno di no con la testa. – Che fiera? – La fiera dei cavalli. Mi guarda. Si aspetta che le dica per quale ragione mi trovo a Cividale del Friuli. Alla fine tira fuori un blocchetto. – Che stanza ha? Le mostro la chiave. – Centodiciannove. Si segna il numero. – Se vuole altro caffè lo può prendere da solo al buffet. – Grazie. – Dovere. Appena si allontana tiro fuori dal portafogli un biglietto piegato in quattro. Lo stendo sul tavolo. Lo ha scritto mia sorella Olivia dieci anni fa, il ventriquattro febbraio duemila. Io avevo quattordici anni e le ventitre.
Niccolò Ammaniti – Che la festa cominci – Einaudi
A un tavolo della pizzeria Jerry 2 di Oriolo Romano erano riunite le Belve di Abaddon.
Niccolò Ammaniti – Come Dio comanda – Mondadori
«Svegliati! Svegliati, cazzo!»
Niccolò Ammaniti – Ti prendo e ti porto via – Mondadori
E’ finita.
Niccolò Ammaniti – Branchie – Einaudi
Le salamandre sono capaci di tornare nella loro tana con una precisione sorprendente.
Niccolò Ammaniti – Io non ho paura – Einaudi
Stavo per superare Salvatore quando ho sentito mia sorella che urlava.